Aura Reyes: quando sopravvivere non basta più

Aura Reyes Salotto Giallo

Di Katya Fortunato

Rubrica a cura di Katya Fortunato

Protagonista della trilogia di Juan Gómez-Jurado composta da Tutto brucia, Tutto torna e Tutto muore, Aura incarna una parabola narrativa che parte dalla perdita assoluta e arriva alla consapevolezza, passando per il dolore, la rabbia e la scelta.

«Non lo so. Quando quell’uomo l’ha aggredito, mio marito ha detto qualcosa. Non ricordo bene. Tu… no, aspetta, o qualcosa del genere».
[Re bianco]

È qui che la vita di Aura comincia la sua discesa. È un personaggio secondario, ma narrativamente interessante. È la sopravvissuta da cui tutto riparte e Jurado non poteva non scrivere una trilogia su di lei.

Aura è un personaggio che conquista perché è vera: non è un’eroina invincibile, ma una donna che porta ancora addosso
le cicatrici delle sue sconfitte.

Ed è così che ce la presenta Jurado.

Tutto quello che sta per accadere – i morti, la sfilza di titoloni sui giornali, i fatti che scuoteranno il paese – comincia nel modo più prosaico.
Non è affatto strano. Le storie migliori hanno inizi umili. Una mela proibita, un’altra che cade sulla testa di un fisico, un’altra ancora stampata sulla scocca di un computer. In men che non si dica, ti hanno già cacciato dal paradiso, hai scoperto la gravitazione universale o hai fondato un’azienda multimiliardaria.
Questa storia non inizia con una mela.
Questa storia inizia con un flacone di shampoo del Mercadona. E nulla sarà più come prima.
[Tutto brucia]

Esausta. La sua identità è distrutta, resa instabile da un passato che non riesce più a decifrare, inserita in un contesto in cui la memoria stessa diventa una minaccia. In Tutto brucia, Aura è una donna che sopravvive, condannata a ricostruire chi è, mentre tutto ciò che conosceva sembra essersi dissolto. In più occasioni viene suggerito che la sua percezione del mondo non sia giusta e che lei sia

Una creatura inquietante

lasciando intendere una fragilità, ma anche una forza oscura, una potenzialità non ancora rivelata.

Quando la incontriamo in Tutto brucia, ci rendiamo conto che è lì per sopravvivere. Aura tenta disperatamente di riappropriarsi della sua storia, dei suoi affetti, delle sue relazioni.

Le persone che incontra la aiutano a ricostruire se stessa.

Mari Paz e Sere diventano la sua forza.

La sua identità affettiva è una bussola: sente che dentro certi legami c’è la verità.

Ogni volta che perde qualcosa,

qualcosa brucia dentro di lei

metafora del suo dolore ma anche motore narrativo, un fuoco che non si spegne e che la accompagnerà lungo tutta la trilogia.

Qualcuno le aveva detto che era forte, ma Aura non si era mai sentita forte davvero. Piuttosto, sopravvissuta.

Con Tutto torna (QUI la recensione), Aura evolve. Quello che all’inizio era smarrimento diventa volontà, la vulnerabilità si fa strategia, la sopravvivenza diventa azione. Il romanzo la riflette come una figura che ora possiede una forma di lucidità e, insieme, di ferocia.

C’è dignità nella sua postura. La mano ferma, la testa dritta, gli occhi decisi. La stessa che c’è nella sua risposta breve e sintetica.
«Ammazzali tutti».

C’è in gioco la vita delle sue figlie. La scelta è facile.

Tutto muore Salotto Giallo

Qui le relazioni diventano centrali, soprattutto perché è dalle persone che ama e dagli affetti più profondi che arriva la spinta a resistere.

Aura non lotta più soltanto per sé stessa. Il passato torna a bussare e la verità pretende una resa dei conti, un confronto che non può più evitare e che troverà compimento in Tutto muore (QUI la recensione), il terzo e ultimo volume della saga.

Qui la trasformazione raggiunge il suo apice. Aura non è più una vittima della memoria, ma una donna che si ritrova dentro una realtà riscritta e che, momento dopo momento, sta cercando di ricomporre. La sua identità è completa, conquistata attraverso la sofferenza e la lotta. Diventa una donna determinata, capace di fare scelte radicali, consapevole che

l’unica cosa che rimane quando tutto muore è ciò che scegli di salvare

una linea che racchiude l’essenza della sua evoluzione: non è ciò che hai, ma ciò che sei disposto a proteggere.

Le relazioni diventano la sua ancora definitiva: chi ama, chi ha perduto, chi le resta accanto, tutto contribuisce a dare senso alla sua esistenza. L’amore e la memoria diventano il suo unico territorio possibile, un luogo interiore che nessuno può cancellare.

L’amore era l’ultima cosa che qualcuno poteva portarle via.

Per Aura, i bisogni fondamentali sono due: recuperare sé stessa e non perdere chi ama. Ed è questo che regge l’intera trilogia.

Nel primo volume prevale il bisogno di identità, perché gliel’hanno portata via; nel secondo il bisogno affettivo, ancora una volta perché le figlie sono in pericolo; nel terzo il bisogno morale, cioè la scelta di cosa meriti di essere salvato, anche a prezzo della propria vita.

Una storia in cui Aura, da creatura inquietante, diventa protagonista della propria narrazione, fino a essere, alla fine, non solo una donna sopravvissuta, ma una donna ri-costruita.

Non poteva cambiare quello che era successo, ma poteva decidere cosa sarebbe successo dopo.

Aura Reyes attraversa la trilogia come un corpo ferito che rinasce e si afferma: da un destino imposto fino a diventare l’unica artefice delle sue scelte.

Una storia di auto-riscatto, di memoria riconquistata, di amore e identità che smettono di essere oggetti perduti e diventano
un patto definitivo con sé stessa.

Non era più una vittima. Non lo sarebbe stata mai più.

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